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DEL COLLEGIO DR.BARALDINI MODENA

La storia... Jacopino Lancellotti menziona la spezieria di Bernardino Codebò, che bruciò nel 1478 "per fuoco rimasto a caso nell'armadio delle confetture", tra le botteghe esistenti nella zona a quell'epoca. Sotto nomi diversi si susseguirono altre farmacie, fino ad arrivare a quella dei "quattro ladri", che venne così chiamata dalla originale formula dell'aceto dei quattro ladri, che era un antipestilenziale o antisettico o aromatico. Il fatto di essere antipestilenziale può portare al 1630, quando ci fu un' epidemia di peste. Comunque era un miscuglio di erbe e di aceto, che verso il 1830 era in disuso. Intanto verso la fine del '700 la farmacia all'inizio del portico del Collegio, segnata èol n. 1 negli atti amministrativi del collegio stesso era gestita da Francesco Camuri, come risulta dal contratto d'affitto del 6/11/1798, rinnovato il 7/7/1808. Nel 1809 la spezieria passò a Luigi Camuri, figlio di Francesco, che, unendosi con Bizzarri, Boccolari, Bernabei diede luogo alla "Società Farmaceutica". Nel 1818 questa, in occasione della visita ufficiale del re di Sardegna, Vittorio Emanuele I e della moglie Maria Teresa, aveva in vetrina droghe e acque medicinali, in vasi di cristallo colorato, liquori e spiriti in fiaschi di porcellana a fiori. Nel 1839 la Società Farmaceutica appariva all'Insegna di un Cigno Bianco, mentre Grasulphus De Grasulphis dice che "tale spezieria aveva una bella insegna su asse di legno, dipinta dal pittore Fantaguzzi, raffigurante Esculapio in manto rosso, con in mano il bacolo sul quale stava attorcigliato un grosso serpente e di lato, un po' distaccato, un bianco cigno". Verso la metà del 1800 era frequentata da uomini di idee liberali, che un giorno non vi trovarono più le loro parrucche e le loro sedie e si rifugiarono nella farmacia Santa Filomena. La Società Farmaceutica cedette la spezieria a Giacomo Caravaggi, che la gestì fino al 1886. In seguito la subaffittò a Roberto Bortolani. Questo ci è confermato anche da una domanda che il farmacista fece all' Amministrazione di apporre sull'architrave lo stemma reale e sui cristalli della vetrina la scritta "Farmacia del Collegio". Nel 1902 divenne titolare il Dott. Adriano Bolognini. Dallo maggio 1912 la gestione passò a Giuseppe Bolognini, figlio di Adriano, come risulta da un contratto d'affitto stipulato il 15 luglio 1911, che aveva la durata di nove anni, ma in seguito rinnovato. Nel 1944 era ancora il Dott. Giuseppe a versare la quota d'affitto al Collegio S. Carlo, mentre nel 1956 figuravano il Prof. Giulio Bolognini e il figlio Adriano. Il 31/12/1968 l'avviso di scadenza del contratto fu inviato alla Ditta Fratelli Bolognini, di Bolognini Dott. Adriano. In seguito il contratto fu rinnovato, anche se con qualche variante, ma la farmacia fu data in subaffitto alla Dottoressa Sanguanini, che, tenutala per qualche anno, la restituì nel 1974 ai Bolognini. Nel 1976 comincia una nuova era. La titolarità passa al Dott. Francesco Baraldini che mette un po' d'ordine, sistemando l'esercizio con criteri moderni, dando importanza alla funzionalità dell'arredamento, per ottenere una facile reperibilità dei farmaci. Figlio e nipote di farmacisti, dà impulso al settore omeopatico e a quello cosmetico e sviluppa la pratica del laboratorio galenico. Affascinato dall'alta figura morale e dalle terapie innovative del Prof. Di Bella, studia e prepara i galenici del protocollo seguendo con scrupolo gli insegnamenti lasciati, in letteratura, dal professore stesso. Nella carta dei servizi della farmacia sono previste le prenotazioni delle visite specialistiche e la rilevazione dei valori pressori. L'ultima ristrutturazione la possiamo definire artistica, perchè si è affidata allo studio della forma, col risultato di rendere più gradevoli quei pochi minuti d'attesa. Il Dott. Baraldini ha a sua disposizione diversi collaboratori, che sbrigano, con puntualità e competenza, il loro lavoro. (Sotto il portico del Collegio verso la metà del '700 esisteva un'altra farmacia gestita da Francesco Caccia, nel segmento di case già di proprietà Vandelli, oltre la metà del portico, verso Canalgrande).

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