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RETROVIR 60CPS 250MG Produttore: VIIV HEALTHCARE SRL

  • FARMACO OSPEDALIERO
  • RICETTA LIMITATIVA

DENOMINAZIONE

RETROVIR 250 MG CAPSULE RIGIDE

CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA

Analoghi nucleosidici.

PRINCIPI ATTIVI

Ogni capsula contiene 250 mg di zidovudina.

ECCIPIENTI

Contenuto della capsula: amido di mais, cellulosa microcristallina, sodio amido glicolato, magnesio stearato. Involucro della capsula: titanio diossido (E171), gelatina, carminio d'indaco (E132), polisorbato 80. Inchiostro: opacode S-IR-8100 HV Black (contenente Ossido di ferro nero E172).

INDICAZIONI

Le formulazioni orali sono indicate nella terapia antiretrovirale di associazione per il trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV). La chemioprofilassi con il medicinale e' indicata per l'uso in donne HIV-positive in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell'HIV e per la profilassi primaria dell'infezione da HIV nei neonati.

CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR

Le formulazioni orali sono controindicate nei pazienti con ipersensibilita' nota alla zidovudina o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Le formulazioni orali non devono essere somministrate a pazienti con marcata neutropenia (meno di 0,75 x 10^9 /l) oppure con livelli molto bassi di emoglobina (meno di 7,5 g/dl o 4,65 mmol/l). Il farmaco e' controindicato nei neonati con iperbilirubinemia che necessitino di trattamento diverso dalla fototerapia, o con incremento dei livelli di transaminasi superiore a cinque volte il limite superiore della norma.

POSOLOGIA

Il farmaco deve essere prescritto da un medico esperto nel trattamento dell'infezione da HIV. Posologia negli adulti: la dose comunemente raccomandata del farmaco in associazione con altri farmaci antiretrovirali e' 500 o 600 mg al giorno in due o tre dosi divise. Posologia nei bambini. 3 mesi - 12 anni: la dose raccomandata e' 360-480 mg/m^2/die,in tre o quattro dosi divise in associazione con altri farmaci antiretrovirali. La dose massima non deve superare 200 mg ogni 6 ore. Inferiore ai 3 mesi: limitati dati disponibili sono insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni posologiche. Posologia nella prevenzionedella trasmissione materno-fetale: le donne in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) devono ricevere 500 mg/die mediante somministrazione orale (100 mg 5 volte al giorno) sino all'inizio del travaglio. Durante il travaglio ed il parto il medicinale deve essere somministrato per via endovenosa alla dose di 2 mg/kg di peso corporeo per di1 ora, seguito da una infusione endovenosa continua alla dose di 1 mg/kg/ora sino al clampaggio del cordone ombelicale. Ai neonati devono essere somministrati 2 mg/kg di peso corporeo per via orale ogni 6 ore,iniziando entro 12 ore dalla nascita e continuando sino a 6 settimanedi eta' (ad esempio un neonato di 3 kg dovrebbe richiedere 0,6 ml di soluzione orale ogni 6 ore). Ai neonati non in grado di ricevere il trattamento per via orale deve essere somministrato il farmaco per via endovenosa al dosaggio di 1,5 mg/kg di peso corporeo, per infusione di 30 minuti ogni 6 ore. Nel caso si preveda un parto cesareo, l'infusione deve essere iniziata 4 ore prima dell'intervento. Nell'eventualita' di un falso travaglio, l'infusione del prodotto deve essere interrottae deve essere ripresa la somministrazione per via orale. Modificazioni della posologia in pazienti con reazioni avverse ematologiche : la sostituzione della zidovudina deve essere presa in considerazione nei pazienti nei quali il livello di emoglobina o la conta dei neutrofili scendono a livelli clinicamente significativi. Si devono escludere altre potenziali cause di anemia o neutropenia. Una riduzione della posologia o l'interruzione della terapia con il medicinale deve essere presain considerazione in assenza di trattamenti alternativi.Posologia negli anziani: la farmacocinetica della zidovudina non e' stata studiata nei pazienti di eta' superiore a 65 anni e non sono disponibili dati specifici al riguardo. Tuttavia poiche' si consiglia particolare attenzione in questo gruppo di eta' a causa delle modificazioni associate all'eta' stessa, quali la diminuzione della funzionalita' renale e le alterazioni dei parametri ematologici, e' consigliato un adeguato monitoraggio dei pazienti prima e durante la somministrazione del prodotto. Posologia nei soggetti con compromissione renale: in confronto a soggetti sani con normale funzionalita' renale, nei pazienti con grave alterazione della funzionalita' renale l'eliminazione apparente della zidovudina assunta per via orale e' circa del 50%. Conseguentemente si consiglia una riduzione del dosaggio fino a 300-400 mg al giorno nei pazienti con grave alterazione della funzionalita' renale con clearance della creatinina < 10 ml/min. I parametri ematologici e la risposta clinica possono influenzare la necessita' di successivi aggiustamenti della posologia. L'emodialisi e la dialisi peritoneale non hanno un effetto significativo sull'eliminazione della zidovudina mentre l'eliminazione del metabolita glucuronide inattivo risulta aumentata. Per i pazienti con malattia renale all'ultimo stadio sottoposti a emodialisi o dialisi peritoneale la dose raccomandata e' di 100 mg ogni 6-8 ore (300 mg - 400 mg al giorno). Posologia nei soggetti con compromissione epatica: i dati nei pazienti con cirrosi suggeriscono che l'accumulo di zidovudina puo' verificarsi in pazienti con funzione epatica compromessa a causa della ridotta glucuronidazione. Riduzioni della posologia possono rendersi necessarie, ma a causa dell'ampia variabilita' nelle esposizioni a zidovudina nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave, non si possono fornire precise raccomandazioni al riguardo. Se non e' possibile effettuare un controllo dei livelli plasmatici della zidovudina, sara' necessario, da parte dei medici, valutare segni di intolleranza come lo sviluppo di reazioni ematologiche avverse (anemia, leucopenia, neutropenia) e ridurre la dose e/o aumentare l'intervallo tra le somministrazioni in modo appropriato.

CONSERVAZIONE

Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Conservare nella confezione originale

AVVERTENZE

Il medicinale non guarisce l'infezione da HIV o l'AIDS. I pazienti trattati con il farmaco o con qualsiasi altra terapia antiretrovirale possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicanze associate all'infezione da HIV. Evitare l'uso concomitante di rifampicina o stavudina con zidovudina. Reazioni avverse ematologiche: possono verificarsi anemia, neutropenia e leucopenia. Monitorare attentamente i parametri ematologici. Per pazienti con malattia da HIV sintomatica in fase avanzata si raccomanda generalmente di effettuare controlli ematologici almeno ogni due settimane per i primi tre mesi di terapia ed almeno mensilmente in seguito. A seconda delle condizioni globali del paziente, gli esami ematologici possono essere eseguiti meno frequentemente, ad esempio ogni 1-3 mesi. Se i livelli di emoglobina scendono a valori compresi fra 7,5 g/dl (4,65 mmol/l) e 9 g/dl (5,59 mmol/l) o la conta dei neutrofili scende a valori compresi fra 0,75 x 10^9 /l e 1 x 10^9 /l, la dose giornaliera puo' essere ridotta fino a quando non si evidenzi un recupero midollare; in alternativa il recupero puo' essere incrementato da una breve interruzione della terapia. Il recupero midollare di solito si osserva entro 2 settimane dopo le qualipuo' essere ripresa la terapia con il farmaco ma a dosi ridotte. In pazienti con anemia significativa, le modifiche posologiche non eliminano necessariamente il ricorso a trasfusioni. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata riportata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci (iperlattacidemia sintomatica) includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomirespiratori o neurologici. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata sia dopo i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di comparsa diiperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Sideve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica. I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. I pazienti con aumentato rischio devono essere attentamente seguiti. Tossicita' mitocondriale: gli analoghi nucleosidici e nucleotidici causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidiciin utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi riportati sono alterazioni ematologiche, alterazioni metaboliche. Questi eventi sono spesso transitori. Sono state riportate alterazioni neurologiche acomparsa ritardata. Al momento non e' noto se le alterazioni neurologiche siano transitorie o permanenti. Ogni bambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Queste osservazioni non hanno effetto sulle attuali raccomandazioni di impiegodella terapia antiretrovirale nelle donne in gravidanza per prevenirela trasmissione verticale dell'HIV. la terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla lipodistrofia nei pazienti con infezione da HIV. E' stata ipotizzata una connessione tra la lipomatosi visceralee gli inibitori della proteasi e la lipoatrofia e gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa. Un rischio maggiore di lipodistrofia e' stato associato a fattori individuali come l'eta' avanzata e a fattori correlati al farmaco come una maggior durata del trattamento antiretrovirale e disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso.Deve esser presa in considerazione la valutazione dei livelli dei lipidi sierici e del glucosio ematico a digiuno. I disordini del metabolismo lipidico devono essere gestiti secondo un'adeguata pratica clinica. Malattia epatica: la clearance della zidovudina nei pazienti con compromissione epatica lieve senza cirrosi e' simile a quella osservata nei volontari sani pertanto, non viene richiesto alcun aggiustamento della posologia. Nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave non possono essere formulate specifiche raccomandazioni sul dosaggio a causa dell'ampia variabilita' osservata nelle esposizioni alla zidovudina, pertanto, l'impiego di zidovudina in questo gruppo di pazienti non e' raccomandato. I pazienti con epatite cronica B o C e trattati conuna terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso di terapia antivirale concomitante contro l'epatite B o C si faccia riferimento alle relative informazioni di tali medicinali. I pazienti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della malattia epatica in tali pazienti, si deveprendere in considerazione l'interruzione o la definitiva sospensionedel trattamento. Sindrome da riattivazione immunitaria: in pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici oresiduali e causare condizioni cliniche serie, o il peggioramento deisintomi. Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e, se necessario, deve essere instaurato un trattamento. Avvertire i pazientidevono essere avvertiti sull'uso concomitante di farmaci auto-prescritti. Avvertire i pazienti che la terapia non si e' dimostrata in gradodi impedire la trasmissione dell'HIV ad altri, tramite contatti sessuali o per contaminazione con il sangue. Osteonecrosi: sono stati riportati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIVin stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Ai pazienti deve essere raccomandato dirivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento.

INTERAZIONI

Dati limitati suggeriscono che la somministrazione concomitante di zidovudina con rifampicina riduce l'AUC (area sotto la curva della concentrazione plasmatica) della zidovudina del 48% +/- 34%. Questo puo' comportare una perdita parziale o totale di efficacia della zidovudina. L'uso concomitante di rifampicina con zidovudina deve essere evitato. La zidovudina in combinazione con la stavudina e' antagonista in vitro. L'uso concomitante della stavudina con la zidovudina deve essere evitato. Il probenecid aumenta l'AUC della zidovudina del 106% (intervallo da 100 a 170%). I pazienti che ricevono entrambi i farmaci devono essere strettamente controllati per la tossicita' ematologica. Un lieve incremento nella C max (28%) e' stato osservato per la zidovudina se somministrata in associazione con la lamivudina, tuttavia l'esposizioneglobale (AUC) non era significativamente alterata. La zidovudina non ha effetto sulla cinetica della lamivudina. E' stato segnalato che i livelli ematici di fenitoina sono bassi in alcuni pazienti in terapia con il farmaco, mentre in un paziente si e' osservato un incremento degli stessi. Tali osservazioni suggeriscono che i livelli di fenitoina devono essere attentamente controllati in pazienti che ricevono entrambi i farmaci. In uno studio di farmacocinetica la somministrazione concomitante di zidovudina e atovaquone ha mostrato una diminuzione della clearance della zidovudina dopo somministrazione orale con un aumento del 35% +/- 23% della AUC della zidovudina plasmatica. La modalita' diinterazione non e' nota e poiche' concentrazioni maggiori di atovaquone possono essere raggiunte con la sospensione di atovaquone e' possibile che cambiamenti maggiori nei valori di AUC per la zidovudina possano essere indotti qualora atovaquone venga somministrato come sospensione. Considerati i dati limitati disponibili, il significato clinico non e' conosciuto. L'acido valproico, il fluconazolo o il metadone, quando somministrati con la zidovudina hanno mostrato di aumentare la AUCcon una riduzione corrispondente della clearance della zidovudina. Poiche' sono disponibili solo dati limitati, non e' chiaro il significato clinico di queste evidenze ma se la zidovudina viene usata in concomitanza con l'acido valproico, con il fluconazolo o con il metadone, i pazienti devono essere strettamente controllati per una potenziale tossicita' della zidovudina. La terapia concomitante, specialmente la terapia acuta, con farmaci potenzialmente nefrotossici o mielosoppressivi(es. pentamidina sistemica, dapsone, pirimetamina, cotrimossazolo, amfotericina, flucitosina, ganciclovir, interferone, vincristina, vinblastina e doxorubicina) puo' anche incrementare il rischio di reazioni avverse alla zidovudina. Ove la terapia concomitante con uno qualsiasi di questi farmaci si renda necessaria, ulteriore cautela andra' posta nel monitoraggio della funzionalita' renale e dei parametri ematologici e, se richiesto, il dosaggio di uno o piu' farmaci deve essere ridotto. Dati limitati, relativi a studi clinici, non indicano un aumento significativo del rischio di reazioni avverse alla zidovudina con cotrimossazolo, pentamidina in aerosol, pirimetamina e aciclovir ai dosaggiimpiegati nella profilassi. Le compresse di claritromicina riducono l'assorbimento della zidovudina. Cio' puo' essere evitato distanziando la somministrazione della zidovudina e della claritromicina di almeno due ore.

EFFETTI INDESIDERATI

Il profilo delle reazioni avverse e' simile per gli adulti e i bambini. Fra le reazioni avverse piu' gravi vi sono anemia (che puo' richiedere delle trasfusioni), neutropenia e leucopenia. Queste insorgono piu' frequentemente ai dosaggi maggiori (1200-1500 mg/die) ed in pazienticon malattia da HIV in fase avanzata (specialmente in caso di scarsa riserva midollare antecedente al trattamento), e particolarmente in pazienti con numero di cellule CD4 inferiore a 100/mm^3. Puo' rendersi necessaria la riduzione della posologia o la sospensione della terapia.L'incidenza della neutropenia e' altresi' aumentata nei pazienti con ridotta conta dei neutrofili, bassi livelli di emoglobina e vitamina B12 al momento dell'inizio della terapia con il farmaco. I seguenti eventi sono stati riportati nei pazienti trattati con il prodotto. Gli eventi avversi considerati almeno possibilmente correlati al trattamento (reazioni avverse al farmaco ADR) sono elencati di seguito per organo, apparato/sistema e per frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come: molto comune (maggiore di 10%), comune (1% - 10%), non comune(0,1% - 1%), raro (0,01% - 0,1%) e molto raro (minore di 0,01%). Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia, neutropenia e leucopenia; non comune: pancitopenia con ipoplasia midollare, trombocitopenia; raro: aplasia eritrocitaria pura; molto raro: anemia aplastica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Raro: acidosi lattica in assenza di ipossiemia, anoressia. Disturbi psichiatrici. Raro: ansia e depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: vertigini; raro: convulsioni, perdita di concentrazione mentale, insonnia, parestesie, sonnolenza. Patologie cardiache. Raro: cardiomiopatia. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche; non comune: dispnea; raro: tosse. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea; comune: vomito, diarrea e dolore addominale; non comune: flatulenza; raro: pancreatite. Pigmentazione della mucosa orale, disgeusia e dispepsia. Patologie epatobiliari. Comune: innalzamento dei livelli ematici degli enzimi epatici e della bilirubina; raro: affezioni epatiche, quali grave epatomegalia con steatosi. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Non comune: rash e prurito; raro: orticaria, pigmentazione delle unghie e della pelle, e sudorazione. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo; comune: mialgia; non comune: miopatia. Patologie renali e urinarie. Raro: pollachiuria. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Raro: ginecomastia. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: malessere; non comune: astenia, febbree algie diffuse; raro: dolore toracico e sindrome simil-influenzale, brividi. I dati disponibili relativi a studi sia controllati con placebo che in aperto indicano che l'incidenza di nausea e di altre reazioni avverse di frequente osservazione clinica si riducono in maniera consistente nel tempo durante le prime settimane di terapia con il farmaco. Reazioni avverse al medicinale impiegato nella prevenzione della trasmissione materno-fetale: in uno studio controllato con placebo, il quadro generale delle reazioni avverse e delle anomalie di laboratorio risultava simile nelle donne trattate con il prodotto ed in quelle trattate con placebo. Tuttavia, si osservava una tendenza all'anemia di grado lieve e moderato, nelle donne trattate con zidovudina, prima del parto. Nella stessa sperimentazione, le concentrazioni di emoglobina dei neonati esposti alfarmaco per questa indicazione, erano marginalmente inferiori rispetto ai neonati del gruppo con placebo, ma non vi era necessita' di trasfusioni. L'anemia si risolveva entro 6 settimane dal completamento della terapia con il prodotto. Altre reazioni avverse cliniche e le anomalie dei test di laboratorio erano simili nei gruppi trattati con il prodotto e placebo. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al Retrovir. Con l'usodi analoghi nucleosidici sono stati riportati casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati ad epatomegalia grave e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata, nei pazienti con HIV, con una ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) che include la perdita del grasso sottocutaneo periferico e facciale, aumento del grasso intra-addominale e viscerale, ipertrofia delle ghiandole mammarie e accumulo del grasso dorso-cervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata con anomalie metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, resistenza all'insulina, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Casi di osteonecrosi sono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

L'uso nelle donne in gravidanza oltre le 14 settimane di gestazione, con il successivo trattamento dei loro neonati, ha mostrato di ridurrein modo significativo il tasso di trasmissione materno-fetale dell'HIV, in base a colture virali effettuate nei neonati. I risultati dello studio principale statunitense, controllato verso placebo, indicavano che il farmaco riduceva la trasmissione materno-fetale di circa il 70%. In tale studio, le donne gravide avevano una conta di CD4+ compresa tra 200 e 1818/mm^3 (mediana nel gruppo trattato di 560/mm^3) ed iniziavano la terapia tra la settimana 14 e la 34 di gestazione e non presentavano indicazioni cliniche per la terapia con il medicinale; i loro neonati ricevevano il prodotto sino a 6 settimane di eta'. La decisione di ridurre il rischio di trasmissione materno-fetale dell'HIV deve essere basata sul bilanciamento dei benefici potenziali e del potenziale rischio. Le donne in gravidanza che considerino l'eventualita' dell'uso del farmaco durante la gravidanza, per la prevenzione della trasmissione dell'HIV ai loro neonati, devono essere avvisate che la trasmissione puo' ancora verificarsi, in taluni casi, nonostante la terapia. L'efficacia della zidovudina nel ridurre la trasmissione materno-fetale, in donne con pregresso prolungato trattamento con zidovudina od altri farmaci antiretrovirali o in donne infettate da ceppi di HIV con ridotta sensibilita' nei confronti della zidovudina, non e' nota. Non e'noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al farmaco. Sulla base delle osservazioni di cancerogenesi/mutagenesi condotte sugli animali, non puo' essere escluso un rischio di cancerogenesi per l'uomo). La rilevanza di tali osservazioni nel caso di neonati infettati o meno ed esposti al prodotto non e' nota. Tuttavia, donne in gravidanza che considerino l'uso nel corso della stessa, devono essere informate di tali osservazioni. Alla luce dei dati limitati sull'uso generale del farmaco in gravidanza, il prodotto deve essere impiegato solo prima della 14 settimana di gestazione quando il beneficio potenziale per la madre e per il feto sia superiore ai rischi. Studi condotti su ratti e conigli in gravidanza e trattati con zidovudina per via orale a dosi fino a 450 e 500 mg/kg/die rispettivamente durante il periodo principale dell'organogenesi, non hanno mostrato segni di teratogenesi. Si e' tuttavia osservato un incremento statisticamente significativo del riassorbimento fetale, nei ratti trattati con dosi da 150 a 450 mg/kg/die e nei conigli trattati con 500 mg/kg/die. In uno studio separato, riportato successivamente, si e' osservata la comparsa di marcata tossicita' materna ed un incrementodelle malformazioni fetali, in ratti trattati con una dose di 3000 mg/kg/die, che e' molto vicina alla dose mediana letale per via orale (3683 mg/kg). In tale studio non si e' osservata teratogenesi ai dosaggipiu' bassi studiati (600 mg/kg/die o meno). Fertilita' : la zidovudina non ha compromesso la fertilita' maschile o femminile in ratti trattati con dosaggi orali fino a 450 mg/kg/die. Non vi sono dati disponibili sugli effetti del prodotto sulla fertilita' femminile nella specie umana. Nei maschi, il farmaco non ha mostrato di avere effetti sulla conta, la morfologia o la motilita' degli spermatozoi. Allattamento : gli esperti raccomandano che le donne con infezione da HIV non allattino al seno i loro bambini per evitare la trasmissione dell'HIV. Dopo somministrazione di una dose singola di 200 mg di zidovudina a donne coninfezione da HIV, la concentrazione media di zidovudina era simile nel latte materno e nel siero. Pertanto, poiche' il farmaco ed il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in trattamento con il medicinale non allattino al seno i loro bambini.

Codice: 026697110
Codice EAN:

Codice ATC: J05AF01
  • Antimicrobici generali per uso sistemico
  • Antivirali per uso sistemico
  • Antivirali ad azione diretta
  • Nucleosidi e nucleotidi inibitori della transcrittasi invers
  • Zidovudina
Temperatura di conservazione: non superiore a +30, conservare il prodotto nella confezione originale
Forma farmaceutica: CAPSULE RIGIDE
Scadenza: 60 MESI
Confezionamento: BLISTER

CAPSULE RIGIDE

60 MESI

BLISTER