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LAMIVUDINA AUR 14CPR RIV 300MG Produttore: AUROBINDO PHARMA ITALIA SRL

  • PARAFARMACO
  • Prezzo: libero

DENOMINAZIONE

LAMIVUDINA AUROBINDO 300 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA

Antivirale ad azione diretta, nucleosidi e nucleotidi inibitori dellatrascrittasi inversa.

PRINCIPI ATTIVI

Lamivudina.

ECCIPIENTI

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina (E460), sodio amido glicolato (Tipo A), magnesio stearato (E572). Rivestimento della compressa: ipromellosa (3cps) (E424), ipromellosa (6cps) (E424), titanio diossido (E171), macrogol (400), polisorbato 80 (E433), ferro ossido nero (E172).

INDICAZIONI

Componente delle terapie di combinazione antiretrovirale nel trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV).

CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

POSOLOGIA

La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nella gestione dell'infezione da HIV. Il prodotto puo' essere somministrata cono senza cibo. Al fine di garantire la somministrazione dell'intera dose, la/e compressa/e deve/ono preferibilmente essere deglutita/e senzaessere rotta/e. Per i pazienti che non sono in grado di deglutire le compresse, lamivudina e' disponibile in soluzione orale. In alternativa, le compresse possono essere frantumate e aggiunte ad una piccola quantita' di cibo semi-solido o di liquido, il tutto deve essere assuntoimmediatamente. Adulti e adolescenti di eta' superiore a 12 anni: la dose raccomandata e' di 300 mg al giorno. Questa puo' essere somministrata sia come 150 mg due volte al giorno sia come 300 mg una volta al giorno. La compressa da 300 mg e' idonea solo per la somministrazione una volta al giorno. I pazienti che intendono passare alla somministrazione una volta al giorno devono prendere 150 mg due volte al giorno epassare a 300 mg una volta al giorno la mattina seguente. Qualora si preferisca un'unica somministrazione alla sera, devono essere assunti 150 mg solo alla prima mattina seguiti da 300 mg alla sera. Se si ritorna alle due somministrazioni giornaliere, i pazienti devono completare il trattamento giornaliero e iniziare ad assumere 150 mg due volte al giorno la mattina seguente. >>Bambini. Dai 3 mesi ai 12 anni di eta': la dose raccomandata e' di 4 mg/kg due volte al giorno fino ad un massimo di 300 mg al giorno. Bambini di eta' inferiore a 3 mesi: i dati disponibili sono limitati ed insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni sulla posologia. Compromissione renale: nei pazienti con compromissione renale da moderata a grave, le concentrazioni di lamivudina sono aumentate a causa della ridotta clearance. Pertanto la dose deve essere modificata, usando la presentazione in soluzione orale di lamivudina per i pazienti la cui clearance della creatinina e' al di sotto dei 30 ml/min. >>Adulti e adolescenti di eta' superiore ai 12 anni. Clcr >=50 ml/min, prima dose 150 mg, dose di mantenimento 150 mg due volte al giorno; clcr 30- <50 ml/min, prima dose 150 mg, dose di mantenimento 150 mg due volte al giorno; clcr <30 ml/min, in caso di necessita' di dosi al di sotto dei 150 mg si raccomanda la soluzione orale. Non sono disponibili dati sull'uso di lamivudina nei bambini con compromissione renale. Presupponendo che la clearance della creatinina e la clearance della lamivudina siano correlate allo stesso modo nei bambini e negli adulti si raccomanda la riduzione della dose nei bambini con compromissione renale in base alla clearance della creatinina nella stesso proporzione degli adulti. >>Bambini dai 3 mesi ai 12 anni. Clcr >=50 ml/min, prima dose 4 mg/kg, dose di mantenimento 4 mg/kg due volte al giorno; clcr 30-<50 ml/min, prima dose 4 mg/kg, dose di mantenimento 4 mg/kg due volte al giorno; Clcr 15-<30 ml/min, prima dose 4 mg/kg, dose di mantenimento 2,6 mg/kg due volte al giorno; Clcr 5-<15 ml/min, prima dose 4 mg/kg, dose di mantenimento 1,3 mg/kg due volte algiorno; Clcr <5 ml/min, prima dose 1,3 mg/kg, dose di mantenimento 0,7 mg/kg due volte al giorno. Compromissione epatica: i dati ottenuti nei pazienti con compromissione epatica di grado moderato-grave mostrano che la farmacocinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con compromissione epatica di grado moderato-grave se non e' accompagnata da compromissione renale.

CONSERVAZIONE

Conservare a temperatura inferiore a 30 gradi C.

AVVERTENZE

Il medicinale non e' raccomandato per l'impiego in monoterapia. Nei pazienti con compromissione renale da moderata a grave, l'emivita plasmatica terminale della lamivudina e' aumentata a causa della riduzione della clearance, pertanto la dose deve essere aggiustata. Sono stati osservati casi di un'elevata frequenza di fallimento virologico e di comparsa di resistenza in fase precoce di trattamento quando lamivudina veniva associata sia a tenofovir disoproxil fumarato e abacavir sia a tenofovir disoproxil fumarato e didanosina, somministrati una volta algiorno. I pazienti in terapia con lamivudina, o con altri farmaci antiretrovirali, possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicazioni dell'infezione da HIV. I pazienti devono essere informati che la terapia antiretrovirale attualmente in uso, compresa quella con lamivudina, non ha dimostrato di essere in grado di prevenire il rischio di trasmissione dell'HIV ad altri soggetti nel corso di contatti sessuali o attraverso il sangue infetto. Sono stati osservati raramente casi di pancreatite. Tuttavia non e' chiaro se tali casi siano dovuti al trattamento con antiretrovirali ovvero alla patologia di base da HIV. Il trattamento deve essere sospeso immediatamente se compaiono segni clinici, sintomi o anomalie nei dati di laboratorio chepossano essere indicativi di pancreatite. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata segnalata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci includono sintomi benignia carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita diappetito, perdita di peso, sintomi respiratori o sintomi neurologici.L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associataa pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata dopo un paio di mesi o piu' di trattamento. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di comparsa di iperlattatemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a qualsiasi paziente con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di patologia epatica e steatosi epatica.I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. I pazienti con aumentato rischio devono essere attentamente seguiti. E' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati segnalati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi segnalati sono disturbi ematologici, disturbi metabolici. Questi eventi sono spesso transitori. Sono stati segnalati disturbi neurologici a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se i disturbi neurologici siano transitori o permanenti. Ogni bambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni o sintomi relativi. La terapia di combinazione antiretrovirale e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) in pazienti coninfezione da HIV. Le conseguenze a lungo termine di questi eventi sono attualmente sconosciute. La conoscenza del meccanismo e' incompleta.E' stata ipotizzata una associazione tra lipomatosi viscerale e inibitori della proteasi (PIs) e lipoatrofia e inibitori nucleosidici dellatrascrittasi inversa (NRTI's). Un rischio maggiore di lipodistrofia e' stato associato alla presenza di fattori individuali, quali l'eta' avanzata, e fattori legati al farmaco, come la maggior durata del trattamento antiretrovirale e dei disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Occorre prendere in considerazione il dosaggio dei lipidi serici e della glicemia a digiuno. I disordini del metabolismo lipidico devono essere trattati in maniera clinicamente appropriata. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dellaistituzione della terapia di combinazione antiretrovirale (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche gravi, o il peggioramento dei sintomi. Tipicamente, tali reazioni sono state osservate entrole primissime settimane o mesi dall'inizio della terapia di combinazione antiretrovirale (CART). Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e deve essere instaurato un trattamento, se necessario. Nelsetting di riattivazione immunitaria e' stata riferita l'insorgenza di disturbi autoimmuni; tuttavia il tempo necessario all'insorgenza e' piu' variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. I pazienti con epatite cronica B o C e trattaticon una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. Se lamivudina viene sospeso nei pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite B, si raccomanda un controllo periodico sia dei test di funzionalita' epatica sia dei marker di replicazione dell'HBV, dal momento che la sospensione della lamivudina puo' condurre ad una riacutizzazione dell'epatite. I pazienti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della patologia epatica in tali pazienti, si deve prendere in considerazione l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. Sebbene l'eziologia sia considerata multifattoriale, sono stati segnalati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia di combinazione antiretrovirale (CART). I pazienti devono essere avvertiti di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento. Il medicinale non deve essere assunto con altri medicinali contenenti lamivudina o emtricitabina. L'associazione di lamivudina con cladribina non e' raccomandata.

INTERAZIONI

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. La probabilita' di interazioni metaboliche e' bassa a causa del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine plasmatiche e della clearance renale pressoche' completa. La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento del 40% nella esposizione alla lamivudina dovuto al componente trimetoprim; il componente sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica posologica della lamivudina e' necessaria, a meno che il paziente non abbia compromissione renale. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Quando e' giustificata tale somministrazione concomitante, il paziente deve essere clinicamentemonitorato. Deve essere evitata la somministrazione di lamivudina in concomitanza con alte dosi di cotrimossazolo per il trattamento della polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi. Deve essere tenuta in considerazione la possibilita' di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza, particolarmente quando la via di eliminazione principale e' la secrezione renale attiva, per mezzodel sistema di trasporto dei cationi organici, come ad esempio con trimetoprim. Altri medicinali (per es. ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di questo meccanismo e non hanno mostrato di interagire con la lamivudina. Gli analoghi dei nucleosidi (per es. didanosina), come la zidovudina, non sono eliminati tramite questo meccanismo ed e' improbabile che interagiscano con la lamivudina. E' stato osservato un modesto aumento della C max (28%) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina, tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina. In vitro lamivudina inibisce la fosforilazione intracellulare della cladribina che porta a un potenziale rischio di perdita di efficacia di cladribina in caso di associazione in ambito clinico. Anche alcuni risultati clinici supportano una possibile interazione tra lamivudina e cladribina. Pertanto l'uso concomitante di lamivudina con cladribina non e'raccomandato. Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il CYP3A,rendendo improbabili interazioni con altri medicinali metabolizzati attraverso questo sistema (per es. i PI).

EFFETTI INDESIDERATI

Durante la terapia con lamivudina per la malattia da HIV sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati: Gli effetti indesiderati considerati almeno possibilmente correlati al trattamento sono elencati di seguito per sistema, classe d'organo e frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come molto comune (>=1/10), comune (>=1/100, <1/10),non comune (>=1/1000, <1/100), raro (>=1/10.000, <1/1000), molto raro(<1/10.000). All'interno di ciascun gruppo di frequenza, gli effetti indesiderati sono presentati in ordine di gravita' decrescente. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe occasionalmente gravi), trombocitopenia; molto raro: aplasia eritrocitaria pura. Patologie del sistema nervoso. Comune: cefalea, insonnia; molto raro: neuropatia periferica (o parestesie). Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: tosse, sintomatologia nasale. Patologie gastrointestinali. Comune: nausea, vomito, dolori o crampi addominali, diarrea; raro: pancreatite, aumenti dell'amilasi sierica. Patologie epatobiliari. Non comune: aumenti transitori degli enzimi epatici (AST, ALT); raro: epatite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: eruzione cutanea, alopecia; raro: angioedema.Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: artralgia, disturbi muscolari; raro: rabdomiolisi. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: affaticamento, malessere, febbre. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia di combinazione antiretrovirale e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) nei pazienti con infezione da HIV, inclusi la perdita di grasso sottocutaneo periferico e facciale, l'aumento del grasso addominale e viscerale, l'ipertrofia mammaria e l'accumulo di grasso dorsocervicale (gobba di bufalo). La terapia di combinazioneantiretrovirale e' stata associata ad anormalita' metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, insulino resistenza, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia di combinazione antiretrovirale (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Nel setting di riattivazione immunitaria e' stata riferita l'insorgenza di disturbi autoimmuni (quali la malattia di Graves); tuttavia il tempo necessario all'insorgenza e' piu' variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. Sono stati segnalati casi di osteonecrosi, in particolare in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia di combinazione antiretrovirale (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Una grande quantita' di dati su donne in gravidanza (oltre 1000 esitidopo esposizione) non indicano tossicita' con malformazioni. Se necessario dal punto di vista clinico, lamivudina puo' essere usata in gravidanza. Per le pazienti con infezione concomitante da epatite trattatecon lamivudina, che successivamente entrano in gravidanza, si deve tenere in considerazione la possibilita' di una recidiva di epatite allasospensione di lamivudina. Disfunzione mitocondriale: e' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati segnalati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. Dopo somministrazione orale la lamivudina era escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Poiche' la lamivudina ed il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in terapia non allattino al seno i loro neonati. Si raccomanda che le donne con infezioneda HIV in nessun caso allattino al seno i loro neonati, al fine di evitare la trasmissione dell'HIV.

Codice: 042161101
Codice EAN:

Codice ATC: J05AF05
  • Antimicrobici generali per uso sistemico
  • Antivirali per uso sistemico
  • Antivirali ad azione diretta
  • Nucleosidi e nucleotidi inibitori della transcrittasi invers
  • Lamivudina
Temperatura di conservazione: inferiore a +30 gradi
Forma farmaceutica: COMPRESSE RIVESTITE
Scadenza: 48 MESI
Confezionamento: BLISTER

COMPRESSE RIVESTITE

48 MESI

BLISTER