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TRILAFON INIET 5F 1ML 5MG/ML Produttore: SCHERING PLOUGH SRL

  • FARMACO DI CLASSE C
  • RICETTA MEDICA NON RIPETIBILE

CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA

Fenotiazine con struttura piperazinica.

INDICAZIONI

Nel trattamento delle schizofrenie, degli stati paranoidi e della mania. Nelle psicosi tossiche (amfetamine, LSD, cocaina, etc.). Nelle sindromi mentali organiche accompagnate da delirio. Nei disturbi d'ansia se particolarmente gravi e resistenti alla terapia con ansiolitici tipici. Nella depressione se accompagnata da agitazione e delirio, per lopiu' in associazione con antidepressivi. Nel vomito e nel singhiozzo incoercibile. Nel trattamento dei dolori intensi generalmente in associazione con analgesici stupefacenti.

CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti: stati comatosi specie quelli causati da sostanze ad azione depressiva sul sistema nervoso centrale (alcool, barbiturici, oppiacei, ecc.); pazienti con sospetto o riconosciuto danno cerebrale sottocorticale; gravi stati di depressione; discrasie ematiche; affezioni epatiche. La sicurezza d'impiego del prodotto nei soggetti di eta' inferiore a 12 anni non e' stata stabilita, per cui l'uso nei bambini non e' raccomandato.

POSOLOGIA

Il dosaggio deve essere individualizzato a seconda della gravita' delcaso e della risposta al farmaco. E' sempre consigliabile tuttavia ricorrere alla dose minima efficace, poiche' le pur rare manifestazioni collaterali presentano un aumento di frequenza e di gravita' proporzionale all'aumento del dosaggio. La necessita' di continuare il trattamento deve essere rivalutata periodicamente. A titolo esemplificativo sipropone il seguente schema: Via orale: Per il trattamento di pazientiambulatoriali (adulti e giovani di eta' superiore a 12 anni) il dosaggio medio e' di 4-8 mg tre volte al giorno ovvero di 8-16 mg due volteal giorno. Nei pazienti ospedalizzati la usuale dose orale di perfenazina e' di 8-16 mg 2-4 volte al di' ovvero di 8-32 mg due volte al di'. In ogni caso non bisogna superare per via orale i 64 mg di perfenazina al giorno. L'azione antiemetica si ottiene con dosaggi medi di 8-12mg suddivisi durante la giornata. Via parenterale: tale via e' indicata nei casi in cui si desidera un rapido effetto terapeutico. La dose media e' di 1-2 fiale da 5 mg al di' ad un intervallo di almeno 6 ore.La dose massima e' 15 mg nei pazienti ambulatoriali e 30 mg in quelliospedalizzati. Nei casi di assoluta urgenza le fiale possono essere iniettate per via endovenosa previa diluizione in acqua distillata o insoluzione fisiologica nella proporzione 1:9. Nel trattamento dei pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovra' valutare una eventuale riduzione dei dosaggi sopraindicati.

AVVERTENZE

Gli effetti sulla crasi ematica debbono essere particolarmente seguiti tra la quarta e la dodicesima settimana di trattamento. L'esordio diuna discrasia puo' essere tuttavia improvviso e quindi la comparsa dimanifestazioni infiammatorie a carico della bocca e delle prime vie aeree deve essere seguita immediatamente da opportuni controlli ematologici. A seguito di brusca interruzione di una terapia con alte dosi possono comparire gastrite, nausea, vomito, vertigini, tremori, irrequietezza motoria. Studi suggeriscono che tali sintomi possono essere ridotti con la somministrazione continuata di agenti antiparkinson per alcune settimane dopo l'interruzione del trattamento con le fenotiazine. Speciale attenzione va posta nei pazienti con depressione psichica, ovvero durante la fase maniacale delle psicosi cicliche, per la possibilita' di un rapido cambiamento del tono dell'umore verso la depressione. L'effetto antiemetico dei fenotiazinici puo' mascherare i segni di iperdosaggio di altri farmaci o puo' rendere piu' difficile la diagnosidi concomitanti affezioni specie del tratto digerente o del sistema nervoso centrale come l'ostruzione intestinale, i tumori cerebrali, la sindrome di Reye. Per questo motivo tali sostanze debbono essere usatecon prudenza in associazione ad antiblastici che a dosi tossiche possono provocare vomito. I neurolettici determinano un aumento del livello plasmatico della prolattina con possibili effetti sugli organi bersaglio. Nei pazienti trattati con neurolettici si puo' sviluppare discinesia tardiva. I pazienti piu' anziani sono maggiormente a rischio della malattia. Sia il rischio di sviluppare la sindrome che la possibilita' che essa divenga irreversibile aumentano con la durata del trattamento e con la dose totale cumulativa di neurolettici somministrata al paziente. Comunque, sebbene meno frequentemente, la sindrome puo' svilupparsi anche dopo periodi relativamente brevi di terapia con basse dosi. Se il trattamento neurolettico viene eliminato, la discinesia tardiva puo' avere una remissione, parziale o completa. Il trattamento neurolettico di per se puo' comunque sopprimere (o eliminare parzialmente) i segni e i sintomi della sindrome, e pertanto mascherare l'avanzaredella malattia. Se in un paziente appaiono i segni e i sintomi della discinesia tardiva, si deve considerare di sospendere il farmaco. Comunque, alcuni pazienti possono necessitare del trattamento anche in presenza della sindrome. Le fenotiazine aumentano lo stato di rigidita' muscolare in individui affetti dal morbo di Parkinson o forme simili o da altri disturbi motori. La perfenazina puo' abbassare la soglia delle convulsioni in soggetti predisposti. Deve essere utilizzata con prudenza in situazioni di astinenza da alcool e in soggetti con patologia convulsiva. Se il paziente e' in trattamento con farmaci anticonvulsivanti, puo' essere necessario un aumento della dose di tali farmaci quando vengono utilizzati unitamente. In corso di trattamento con farmaciantipsicotici e' stato riportato un complesso di sintomi, potenzialmente fatale, denominato sindrome neurolettica maligna. Il trattamento della SNM consiste nel sospendere immediatamente la somministrazione dei farmaci antipsicotici e di altri farmaci non essenziali e nell'istituire una terapia sintomatica intensiva (particolare cura deve essere posta nel ridurre l'ipertermia e nel correggere la disidratazione). Qualora venisse ritenuta indispensabile la ripresa del trattamento con antipsicotici, il paziente deve essere attentamente monitorato. Se si manifesta ipotensione, non si deve somministrare epinefrina, poiche' la sua azione e' bloccata e parzialmente invertita dalla perfenazina. Se occorre un vasopressore utilizzare la norepinefrina. Ipotensione acutae grave si e' verificata con l'uso di fenotiazine, in particolar modoin pazienti con insufficienza mitralica o feocromocitoma. Come per tutti i derivati della fenotiazina, la perfenazina non deve essere utilizzata indiscriminatamente. Alcuni degli effetti indesiderati della perfenazina tendono a comparire piu' frequentemente quando vengono somministrate dosi elevate. I pazienti in trattamento con fenotiazine debbono evitare l'eccessiva esposizione alla luce solare ricorrendo, se necessario, all'uso di speciali creme protettive. Usare con cautela in soggetti esposti a temperature troppo alte o troppo basse in quanto le fenotiazine possono compromettere gli ordinari meccanismi di termoregolazione. Un aumento della temperatura corporea, non diversamente spiegabile, puo' suggerire l'esistenza di intolleranza alla perfenazina; in tal caso il prodotto deve essere sospeso. Pazienti, prossimi ad un intervento chirurgico, trattati con dosi elevate di fenotiazine, devono essere attentamente controllati per possibili fenomeni ipotensivi. Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici. Durante la fase post-operatoria in pochi pazienti in trattamento con fenotiazine si e' verificata aspirazione di vomito. Anche se non e' stata stabilita una relazione causale, questa possibile evenienza deve essere tenuta in considerazione durante la gestione postperatoria. Usare con cautela in pazienti trattati con atropina o simili a causa degli effetti anticolinergici additivi e anche in pazienti che saranno esposti a temperatire particolarmente alte o a insetticidi fosforo-organici. Deve essere evitato l'uso di alcool, in quanto potrebbe potenziare gli effetti del farmaco, compresa ipotensione. Poiche' le fenotiazine influiscono su molte funzioni organiche, il loro uso sicuro ed efficace richiede un pretrattamento e periodici test di laboratorio, soprattutto durante trattamenti ad alte dosi o prolungati. Periodicamente devono essere controllati la conta dei globuli rossi e la funzionalita' epatica e renale. Se c'e' il sospetto che il farmaco induca effetti cardiovascolari, deve essere fatto un elettrocardiogramma. Usare con cautela nei pazienti conmalattie cardiovascolari o con storia familiare di prolungamento QT. L'uso di fenotiazine in pazienti con ridotta funzionalita' renale richiede cautela. Utilizzare con cautela in pazienti con insufficienza respiratoria dovuta ad infezioni polmonari, o con patologie respiratorie croniche quali asma grave o enfisema. Deve essere tenuta presente la possibilita' di danno epatico, depositi corneali e lenticolari e di discinesia irreversibile. La possibilita' di suicidio nei pazienti depressi perdura durante il trattamento e fino a remissione significativa dei sintomi. Deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke. La fiala contiene sodio metabisolfito; tale sostanzapuo' provocare in soggetti sensibili e particolarmente contengono lattosio non sono quindi adatte per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.

INTERAZIONI

Tenuto conto delle loro proprieta' fondamentali, le fenotiazine possono variamente interferire con numerosi gruppi di farmaci. Tra questi: Sostanze che deprimono il sistema nervoso centrale: barbiturici, ansiolitici, anestetici, antistaminici, meperidina ed altri analgesici oppiacei. In caso di associazione usare cautela per evitare sovradosaggio e controllare accuratamente il paziente per evitare una eccessiva sedazione o depressione centrale. Anticonvulsivanti: per il noto effetto delle fenotiazine sulla soglia convulsiva, nei soggetti epilettici puo'rendersi necessario un aggiustamento della terapia specifica. Il rispettivo dosaggio dei farmaci in caso di associazione deve essere accuratamente determinato essendo possibile, tra l'altro, che le fenotiazineriducano il metabolismo della fenilidantoina, accentuandone la tossicita', e che i barbiturici, al pari di altri induttori enzimatici a livello microsomiale, possano accentuare il metabolismo delle fenotiazine. Occorre usare cautela in caso di somministrazione concomitante di perfenazina e fenitoina. Gli antipsicotici possono provocare un aumento o una diminuzione dei livelli sierici di fenitoina. Litio: raramente l'associazione con fenotiazine ha deterMinato un'encefalopatia acuta. Antiipertensivi: tenuto conto degli effetti delle fenotiazine sul sistema nervoso autonomo e sulla pressione, l'interazione con farmaci usatinella terapia dell'ipertensione puo' essere variabile. In particolarele fenotiazine possono antagonizzare gli effetti della guanetidina e farmaci simili. Questa interazione puo' essere meno grave con la perfenazina che con altre fenotiazine. Se e' noto l'antagonimo con guanetidina, puo' essere opportuno aumentare la dose di guanetidina o sostituirla con un altro farmaco antiipertensivo. D'altro canto, l'uso concomitante di fenotiazine con metildopa e beta-bloccanti, utilizzati nell'ipertensione, puo' potenziare l'effetto ipotensivo, per cui le fenotiazine devono essere somministrate con cautela nei pazienti in trattamento con questi farmaci per evitare eccessiva ipotensione. Anticolinergici: l'associazione di fenotiazine e farmaci parasimpaticolitici richiede cautela in quanto puo' favorire la comparsa di caratteristici effetti collaterali. Farmaci ad attivita' leucopenizzante: le fenotiazine non debbono essere associate a fenilbutazone, derivati tiouracilici ed altri farmaci potenzialmente mielotossici per l'effetto sinergico depressivo sulla crasi ematica. Metrizamide: tale sostanza aumenta il rischio di convulsioni da fenotiazine. E' necessario quindi sospendere la terapia almeno 48 ore prima di un esame mielografico e la somministrazione non deve essere ripresa prima di 24 ore dall'esecuzione di questo.Alcool: e' sconsigliabile l'assunzione di alcool durante la terapia, in quanto puo' facilitare gli effetti collaterali centrali da fenotiazine. Levodopa: gli effetti di tale sostanza sono specificamente antagonizzati dalle fenotiazine; per questo motivo le fenotiazine devono essere evitate o usate con cautela nei soggetti con morbo di Parkinson. Antiacidi: evitare l'ingestione del prodotto assieme ad antiacidi o altre sostanze che possono ridurre l'assorbimento delle fenotiazine. Altri tipi di interazioni. I metaboliti urinari delle fenotiazine possono impartire una colorazione scura alle urine e dare risposte falsamente positive ai test dell'urobilinogeno, dell'amilasi, delle uroporfirine,dei porfobilinogeni e dell'acido 5-idrossi-indolacetico. Poiche' le fenotiazine possono causare una diminuzione della secrezione adrenocorticoide come conseguenza di un diminuito rilascio di corticotropina, laperfenazina puo' interferire con il test al metirapone di funzionalita' ipotalamo-ipofisaria. Nelle pazienti in trattamento con fenotiazineil test di gravidanza effettuato sulle urine puo' fornire risultati sia falsi positivi che falsi negativi. I pazienti trattati con dosi terapeutiche di fenotiazine possono mostrare variazioni del tracciato elettrocardiografico, come allungamento dell'intervallo QT, accompagnato da estensione, riduzione e depressione dell'onda T. A dosaggi piu' alti puo' insorgere un abbassamento e un'inversione dell'onda T. Quando ineurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano il QT, il rischio di insorgenza di aritmie cardiache aumenta. Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti. Farmaci metabolizzati dal Citocromo P450 2D6 L'attivita' biochimica dell'isoenzima citocromo P450 2D6 (debrisochina idrossilasi) che metabolizza il farmaco e' ridotta in un sottogruppo della popolazione caucasica (circa il 7-10% della popolazione caucasica e'composta da soggetti detti “scarsi metabolizzatori”); non sono tuttavia disponibili stime affidabili sulla prevalenza della ridotta attivita' dell'isoenzima P450 2D6 nelle popolazioni asiatiche, africane e altre. Gli “scarsi metabolizzatori” presentano concentrazioni plasmatichedi antidepressivi triciclici (tricyclic antidepressants, TCA) piu' elevate di quanto atteso, dopo somministrazione di dosaggi usuali. A seconda della frazione del farmaco metabo-lizzata dal P450 2D6, l'aumentodella concentrazione plasmatica puo' essere minimo o abbastanza elevato (pari a 8 volte l'aumento dell'AUC plasmatica dell'antidepressivo triciclico). Inoltre, alcuni farmaci inibiscono l'attivita' di questo isoenzima e rendono i soggetti metabolizzatori normali simili agli scarsi metabolizzatori. Un individuo stabile ad un dato dosaggio di TCA puo' sviluppare una fortissima tossicita' se viene sottoposto a terapia concomitante con uno di detti farmaci inibitori. I farmaci inibitori del citocromo P450 2D6 ne comprendono alcuni che non vengono metabolizzati dall'enzima (chinidina, cimetidina) e molti che sono dei substratidel P450 2D6 (molti altri antidepressivi, le fenotiazine e gli antiaritmici di tipo 1C propafenone e flecainide). Tutti gli inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRI), come la fluoxetina, la sertralina e la paroxetina, inibiscono il P450 2D6, ma l'ampiezza di taleinibizione puo' variare. La misura in cui le interazioni dei TCA con gli SSRI puo' porre problemi clinici dipende dal grado di inibizione edalla farmacocinetica degli SSRI coinvolti. Ciononostante, occorre cautela nella somministrazione combinata di TCA e qualsiasi SSRI e anchenel passaggio da una categoria di farmaci all'altra. Particolarmente importante il fatto che debba trascorrere un tempo sufficiente prima di iniziare il trattamento con TCA in un paziente che abbia interrotto l'assunzione di fluoxetina. L'uso concomitante di antidepressivi triciclici e farmaci che possono inibire il citocromo P450 2D6 puo' richiedere dosi inferiori a quelle comunemente prescritte sia per gli altri farmaci.

EFFETTI INDESIDERATI

Gli effetti collaterali osservati sono stati lievi e transitori. Dopotrattamento con perfenazina per uso parenterale sono una rara evenienza capogiri o significativa ipotensione. Non tutti gli eventi avversi riportati in seguito sono stati riferiti con l'uso di Trilafon; tuttavia, a causa delle analogie farmacologiche tra i vari derivati delle fenotiazine e' necessario considerarli singolarmente. Con il gruppo delle piperazine (a cui appartiene la perfenazina) i sintomi piu' comuni sono quelli extrapiramidali mentre altri sono meno frequenti (ad esempio, sedazione, ittero, discrasia ematica, convulsioni ed effetti sul sistema nervoso autonomo). Reazioni extrapiramidali opistotono, trisma, torcicollo, torcicollo spastico, dolore e intorpidimento agli arti, irrequietezza motoria, crisi oculogire, iperriflessia, distonia, inclusi protrusione, alterazione del colore, dolore e arrotolamento della lingua, spasmo tonico dei muscoli masticatori, senso di costrizione allagola, dizione confusa, disfagia, impossibilita' a star seduti, discinesia, parkinsonismo e atassia. I sintomi extrapiramidali possono solitamente essere controllati con l'uso concomitante di agenti anti-parkinsoniani, quali benzatropina mesilato, e/o con la riduzione del dosaggio. Tuttavia, in alcuni casi le reazioni extrapiramidali possono persistere dopo l'interruzione del trattamento con perfenazina. Come con tutti gli agenti antipsicotici, la discinesia tardiva puo' comparire in alcuni pazienti in terapia a lungo termine ovvero puo' insorgere dopo l'interruzione del trattamento. Sebbene il rischio sembri maggiore negli anziani, specialmente nelle donne, trattati con alte dosi di farmaco, tale fenomeno puo' anche verificarsi in pazienti di ambo i sessi e nei bambini. I sintomi sono persistenti ed in alcuni pazienti sembrano irreversibili. Sebbene molto meno comunemente che con l'uso prolungato, questa sindrome puo' svilupparsi dopo periodi di trattamento relativamente brevi e a basse dosi. Qualora insorgessero questi sintomi, si suggerisce di interrompere il trattamento con tutti gli agenti antipsicotici. La sindrome potrebbe venire nascosta qualora fosse necessario istituire nuovamente il trattamento, aumentare il dosaggio o passare adun altro agente antipsicotico. Lievi movimenti vermicolari della lingua possono essere un segno precoce della sindrome. Interrompendo il trattamento in questo momento, la sindrome completa potrebbe non svilupparsi. Edema cerebrale; anomalie delle proteine del fluido cerebrospinale; attacchi convulsivi, particolarmente in pazienti con anomalie dell'EEC o con storia di tali disturbi, e cefalea. In pazienti trattati con farmaci neurolettici e' stata segnalata sindrome neurolettica maligna (SNM). Non esiste alcun trattamento specifico; la somministrazione del farmaco neurolettico dovrebbe essere interrotta immediatamente e sidovrebbe iniziare un trattamento di supporto intensivo idoneo. Se dopo la guarigione dalla SNM per il paziente e' richiesto un trattamento con farmaci antipsicotici, e' consigliabile un monitoraggio cautelativo, in quanto la SNM potrebbe ripresentarsi. Puo' subentrare sonnolenza, soprattutto nel corso della prima o seconda settimana di trattamento; dopo di che,solitamente, tale disturbo scompare. Gli effetti ipnotici sembrano essere minimi, specialmente in pazienti cui e' permesso rimanere attivi. Aggravamento paradosso di sintomi psicotici, stati simil-catatonici, reazioni paranoiche, letargia, eccitamento paradosso, irrequietezza, iperattivita', confusione notturna, sogni bizzarri e insonnia. Iperriflessia e' stata riferita nel neonato quando una fenotiazina e' stata somministrata nel corso della gravidanza. Occasionalmente secchezza delle fauci o salivazione, nausea, vomito, ritenzione gastrica, diarrea, anoressia, stipsi, stitichezza ostinata, fecaloma, ritenzione urinaria, frequente bisogno di urinare o incontinenza, paralisi della vescica, poliuria, congestione nasale, pallore, miosi, midriasi, visione offuscata, glaucoma, sudorazione, ipertensione, ipotensione e alterata frequenza del polso. Significativi effetti autonomi sono risultati poco frequenti in pazienti trattati con meno di 24 mg di perfenazina al giorno. A seguito di terapia con fenotiazina puo' occasionalmente verificarsi ileo adinamico che, se grave, puo' causare complicanze e decesso. Cio' e' particolarmente preoccupante nei pazienti psichiatrici che possono non richiedere spontaneamente di essere trattati per tale condizione. Occasionalmente si possono verificare orticaria, eritema, eczema, dermatite esfoliativa, prurito, fotosensibilita', asma, febbre, reazioni anafilattoidi ed edema della laringe. Edema angioneurotico e dermatite da contatto sono stati riferiti nel personale infermieristico che ha somministrato le fenotiazine. In casi estremamente rari, l'idiosincrasia individuale ovvero l'ipersensibilita' alle fenotiazine hanno causato edema cerebrale, collasso circolatorio e decesso. Lattazione, galattorrea, moderato ingrossamento mammario nelle donne e ginecomastia negli uomini dopo dosi elevate, disturbi del ciclo mestruale, amenorrea, alterazioni della libido, inibizione dell'eiaculazione, iperglicemia, ipoglicemia, glicosuria, sindrome della secrezione inappropriata dell'ormone antidiuretico (ADH). Ipotensione posturale, tachicardia (specialmente con improvviso marcato aumento del dosaggio), bradicardia, arresto cardiaco, svenimento e capogiri. Talvolta l'effetto ipotensivo puo' provocare una condizione simile allo shock. Alterazioni non specifiche (effetto simil-chinidinico), solitamente reversibili,dell'ECG sono state osservate in alcuni pazienti sottoposti a trattamento con tranquillanti fenotiazinici. I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati con altri farmaci della stessa classe: casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco. In pazienti sottoposti a trattamento con fenotiazine e' stata occasionalmente riferita morte improvvisa. In alcuni casi, il decesso era dovuto apparentemente ad arresto cardiaco; in altri, la causa sembravaessere asfissia dovuta ad insufficienza del riflesso della tosse. In alcuni pazienti non e' stato possibile determinare la causa di morte ne' stabilire se la morte fosse da attribuire alla fenotiazina. Agranulocitosi, eosinofilia, leucopenia, anemia emolitica, porpora trombocitopenica e pancitopenia. La maggior parte dei casi di agranulocitosi sono avvenuti tra la quarta e la decima settimana di terapia. Puo' insorgere danno epatico (stasi biliare) solitamente reversibile, tuttavia e'stato registrato ittero cronico.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Non somministrare nel corso del primo trimestre di gravidanza. Nell'ulteriore periodo, il prodotto deve essere somministrato solo quando ritenuto essenziale e comunque sempre sotto il diretto controllo del medico. Poiche' le fenotiazine vengono escrete rapidamente nel latte materno, deve essere presa la decisione se interrompere l'allattamento o il farmaco, tenendo in considerazione l'importanza della terapia per lamadre.

Codice: 013403047
Codice EAN: *

Codice ATC: N05AB03
  • Sistema nervoso
  • Psicolettici
  • Antipsicotici
  • Fenotiazine con struttura piperazinica
  • Perfenazina
Temperatura di conservazione: nessuna particolare condizione di conservazione
Gruppo merceologico: 7AE2B99
  • Articoli sanitari e dispositivi medici
  • Ortopedia e comfort per la persona
  • Ortopedia
  • Calzature
Forma farmaceutica: PREPARAZIONE INIETTABILE
Scadenza: 60 MESI
Confezionamento: SCATOLA

PREPARAZIONE INIETTABILE

60 MESI

SCATOLA